Alimentazione e Ambiente

Alimentazione e Ambiente



Credo di essere ambientalista dalla nascita, ho sempre adorato gli animali a partire dai gatti. Alle medie mi sono appassionata alle piante grazie ad una bravissima professoressa di Scienze naturali, così mi sono iscritta al WWF da ragazzina cercando di concretizzare da subito il mio impegno. Da alcuni anni iscritta ad un circolo di Legambiente sono entrata a far parte del direttivo ed ora ho deciso di curarmi di temi ambientali anche in ambito di nudità sociale, luogo dove, in effetti, dovrebbe essere fondante.


Questo mio essere e la mia personale ricerca verso un’alimentazione più sana, equilibrata e, perché no, economica se possibile, mi hanno portato a riflettere sulle ricadute che le nostre scelte, anche quelle apparentemente più banali come quelle legate alla nostra nutrizione, hanno sull’ecosistema di cui, come esseri umani, siamo parte.


Fino all’inizio del secolo scorso ciò che la maggior parte della popolazione mangiava era strettamente legato al territorio in cui viveva e a ciò che la natura e le stagioni avevano da offrire, e la carne si consumava raramente, perché gli animali da cortile erano preziosi anche da vivi, ossia ci si nutriva in modo assolutamente naturale e con prodotti biologici e a chilometro zero, come li definiamo noi adesso.

Oggi tutto è cambiato, si mangia smodatamente moltissima carne, la stagionalità delle verdure non esiste più; consumiamo pomodori a gennaio e ci sembra normale trovare le ciliegie a novembre e le arance a settembre, mentre non ci si pone alcun problema a consumare verdure che, prima di giungere sulla nostra tavola, hanno fatto il giro del globo.


“Rispetto ad allora è cambiato prima di tutto il modo in cui ci procuriamo il cibo; i nostri nonni, il più delle volte lo autoproducevano grazie ad un orto o agli animali da cortile, oppure lo compravano direttamente dai coltivatori… Nel nostro caso invece, l’affermarsi dei supermercati e i nuovi ritmi di vita hanno favorito la produzione e il consumo di alimenti preconfezionati e surgelati pronti all’uso, la cui qualità è tuttavia molto povera e decisamente peggiorata… Tra gli ortaggi e la frutta oggi disponibili, quasi sempre abbondantemente avvolti in imballaggi di plastica superflui, troviamo varietà esotiche completamente sconosciute alle generazioni che ci hanno preceduto. Inoltre, sulle nostre tavole oggi, ha assunto un ruolo sempre più di primo piano la carne ottenuta da animali di allevamenti intensivi e nutriti con cereali coltivati su quelle che un tempo erano foreste.”

Pezzi tratti da “La strategia del colibrì” di Alessandro Pilo, Ed. Sonda, pag. 123


In particolar modo a proposito degli allevamenti animali (di cui si devono intendere bovini, suini, ovini e avicoli) “...Visti gli spazi ridotti e le condizioni stressanti in cui gli animali si trovano costretti a vivere, è pratica abituale somministrare loro antibiotici, spesso in modo preventivo, con conseguente sviluppo di ceppi di batteri e virus molto più resistenti, con evidenti rischi anche per la nostra salute. E benché l’Unione Europea lo vieti, spesso vengono somministrati ai bovini ormoni al fine di accelerare la crescita e lo sviluppo della massa muscolare…, ma gli effetti del consumo eccessivo di carne e dei prodotti di origine animale sulla salute umana comprendono obesità, problemi cardiovascolari, infarto e cancro…”

“La produzione di carne inoltre richiede un grandissimo spreco di energie, basti pensare che per ottenere un chilo di carne bovina sono necessari circa 15,50 litri di acqua, mentre per un litro di latte ne sono necessari 750. L’Organizzazione Non Violence United ha calcolato che se smettessimo per un anno di consumare carne o latticini, contribuiremmo a risparmiare in un anno circa 5 milioni di litri di acqua; è una quantità tale che, per dare un’idea, potremmo lasciare il rubinetto della doccia aperto 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno e, anche così non consumeremmo tanta acqua come una persona che segue una dieta a base di carne e latticini.”

Consideriamo inoltre che un tempo le mucche venivano alimentate con paglia e fieno in inverno oltre ai pascoli in primavera ed in estate; ormai da decenni l'allevamento industriale somministra al bestiame principalmente cereali proteici come soia e mais… un fatto, questo, che ha comportato la perdita di un’enorme porzione delle foreste mondiali sostituite da monocolture di cereali, legumi o foraggio.”


“In conclusione, l’attuale sistema di produzione della carne richiede pesticidi, terra, acqua ed energia in quantità 10 volte superiore alla produzione della stessa quantità di cibo vegetale.” per non parlare di quanto incida sui cambiamenti climatici che già in questi ultimi anni ci stiamo rendendo conto.

“Se non siamo pronti a smettere di mangiare del tutto carne e latticini, decidiamo che i nostri pasti siano a base vegetale almeno in alcuni giorni della settimana. Ognuno di noi può fare la differenza ed esistono comunque molte buone alternative per mangiare in modo sostenibile, ecologico e privo di prodotti chimici o di OGM:

  • cibo biologico,
  • prodotti del Commercio Equo e Solidale,
  • spirito di Slow Food,
  • decidere di diventare vegetariani o vegani.”

Pezzi tratti da “La strategia del colibrì” di Alessandro Pilo, Ed. Sonda, pag. 133-134.


Vorrei concludere precisando che non sono vegana e nemmeno pregiudizialmente contraria al consumo di carne, anche a me piacciono la polenta con la salsiccia e gli agnolotti, però credo fermamente che dovremmo moderarne il consumo così come dovremmo rivolgere la nostra attenzione al consumo di prodotti di stagione. So che, soprattutto per coloro che abitano in città, ciò può presentare qualche difficoltà, ma questo mio scritto non vuole essere esaustivo, bensì promuovere un dibattito che spero franco e civile.



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