Negli ultimi cento anni lo spazio urbano è stato invaso da una quantità sempre maggiore di vetture e città con secoli e millenni di storia sono state trasformate e spesso sfregiate per fare spazio a parcheggi e infrastrutture varie necessarie al traffico automobilistico; non è un caso la metà della superficie delle città americane, di realizzazione più recente, è occupata da strade, garage e parcheggi. Consideriamo poi che molti progetti di viabilità stradale danneggiano la qualità della vita dei cittadini, il paesaggio e determinano un consumo di suolo.
La cultura dell’automobile, che per decenni ha imperversato, ha prodotto numerosi effetti negativi: peggiora la qualità dell’aria, sottrae spazi di socializzazione ed è palesemente poco funzionale. Ogni nuova strada che si costruisce incita all’uso dell’automobile congestionando ancor più il traffico. Inoltre ogni nuova strada, o ancor peggio i parcheggi, sottraggono all’uso collettivo spazio urbano.
Tutti i trasporti (aereo, nave, auto, camion, autobus, treno e moto) sono al secondo posto delle nostre emissioni e rappresentano il 26% dell’impronta di carbonio; collegati direttamente allo sfruttamento delle energie fossili (estrazione e trasformazione), quando ci spostiamo per piacere, per necessità o per lavoro determiniamo, comunque, notevoli conseguenze ambientali.
Un solo spostamento a lunga percorrenza in aereo in una famiglia, in termini di impatto ambientale, ad esempio per una vacanza, equivale a quasi tutti gli spostamenti quotidiani fatti in un anno, dalla medesima famiglia, con due macchine. Ogni anno l’inquinamento atmosferico si traduce in un costo molto alto per la salute delle persone stesse che lo creano e che finiscono con il dover acquistare numerosi medicinali. Inoltre, secondo documenti dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), l’inquinamento da polveri sottili nell’ambiente urbano è responsabile di circa 100.000 morti l’anno in Europa, dove è principale fattore di rischio ambientale.
Oltre all’impatto dello sfruttamento delle energie fossili sugli esseri umani che vivono nei Paesi produttori, nel Vicino Oriente, in Nigeria, Angola, Congo, Algeria, Libia e in Venezuela, il prezzo pagato per lo sfruttamento di queste risorse è enorme e inaccettabile (conflitti, guerre, tessuto economico locale indebolito, miseria…). Un giornalista del New York Time tempo fa scrisse: “Negli Stati ricchi di petrolio, il grado di libertà è inversamente proporzionale al prezzo del barile di petrolio greggio.”
Proviamo adesso ad analizzare, in modo molto sommario, alcune possibili soluzioni, sia collettive e sia personali.
- Chiedere di non incentivare l’uso dell’aereo, anche su tratte brevi e medie; viceversa, l’aereo, dovrebbe essere usato con oculatezza e non diventare una cattiva abitudine.
- Chiedere che vengano ripristinate talune linee ferroviarie che in passato sono state smantellate o che hanno orari che rendono molto difficoltoso il loro l’utilizzo, ad esempio ai lavoratori pendolari.
- Rimanendo in tema di pendolarismo, ove possibile, non sarebbe male, se gli orari lo consentono, organizzare il viaggio in luogo collettivo. Tre o quattro persone sulla stessa automobile riducendo emissioni, si suddividono, riducendo le spese, e magari si instaurano nuovi legami ed amicizie.
- Oggi abbiamo la tecnologia e gli strumenti per lavorare in modo diverso, ad esempio da casa, evitando in tal modo di doverci spostare.
- Chiediamo con forza che i comuni organizzino efficienti linee di trasporto pubblico a prezzi abbordabili.
- Utilizziamo, con i dovuti accorgimenti e rispetto delle regole, biciclette, monopattini ecc. ecc.
Indubbiamente abitare in campagna implica qualche piccolo sacrificio e magari qualche disagio in più, oltre naturalmente talune effettive necessità, invece in città vi sono maggiori alternative all’uso smodato e compulsivo dell’automobile. Ricordiamo che in Italia il 73,7% dei lavoratori utilizza, per spostarsi, esclusivamente un mezzo privato, il 7% mezzi pubblici, il 4,1% alterna mezzi pubblici con privati.
Molto spesso le automobili in città si muovono con il solo autista. Ad esempio, se 50 persone utilizzano contemporaneamente 50 vetture le emissioni e lo spazio occupato sulle strade sono notevoli; l’impatto sarebbe diverso se decidessero di condividere alcune vetture o, se si spostassero con un treno o con un autobus, si eviterebbero, certamente, molti ingorghi, perdite di tempo, litigi ed arrabbiature da traffico.
In ogni caso in un ambito abitativo o nell’altro ognuno di noi può fare qualcosa per limitare le emissioni ed in prospettiva migliorare l’ambiente.