Come rendere trascurabile la nudità integrale? Estate 2023. Siamo un piccolo gruppo immerso nella
pineta davanti al mare della splendida Bia delle Ninfe, nella storica rada di Porto Conte ad Alghero,
uno degli angoli più belli del Mediterraneo. È domenica e l’artista e poetessa Stefania Lai,
accompagnata dalla musica dal vivo di Marcello Peghin e Paolo Zuddas, anima “Metafore del
Corpo”, laboratorio creativo di arteterapia. Chi lo desidera può stare in nudità integrale. Siamo al
classico giro conclusivo degli stati d’animo. Tocca a Giovanna, che afferma: “Lo volevo fare da
sempre di mettermi nuda con altri, ma senza mai riuscirci. Oggi è successo con voi, e non vi ho visti
nudi. Grazie”. In queste parole ho ritrovato il senso più interessante della pratica della nudità,
Giovanna ha visto i partecipanti come semplici persone, ha percepito la sua e la loro nudità.
Nel gruppo c’é anche Francesco, con la sua sedia a rotelle in compagnia del suo amico Mariano
che lo assiste ovunque nella sua disabilità. L’estate scorsa ha scoperto la spiaggia autorizzata dal
Comune di Alghero per la nudità. Non è ancora attrezzata per l’accessibilità universale, ma per
Francesco si è rivelato un angolo di felicità dove poter stare nudi. “Non vi ho visti nudi”, vuol dire
anche riuscire a vedere l’Altro nella sua nudità integrale, comprese le tante diversità, accettate e
condivise come ricchezza della condizione umana.
Uno degli obiettivi del Progetto NuDiVerso è provare a dare vita a luoghi e momenti di continuità con
la nudità integrale. Parafrasando un libro di Francesco Piccolo che ho amato molto dal titolo
“Momenti di trascurabile felicità”, penso che sia possibile animare con garbo e leggerezza delle
occasioni nelle quali la nudità venga sfiorata, con un contatto sincero fra diversità. Fra chi la pratica,
magari da tempo, e chi la vive con prudenza per le ragioni personali e culturali più disparate, diverse.
Nel suo libro Piccolo si interroga sulla possibilità che esistano felicità trascurabili. Sono quei piaceri
intensi e volatili che punteggiano le nostre giornate, accendendone i minuti come fiammiferi nel buio.
Un vero catalogo dell'allegria di vivere.
La nudità vissuta senza forzature, ognuno con i suoi modi, i suoi tempi e i suoi luoghi, può essere
una trascurabile felicità. E questa felicità può essere comunicata. Accade anche nelle spiagge che
sono autorizzate dalle amministrazioni comunali per la pratica della nudità. Lo abbiamo visto in
questi ultimi anni, dal 2018 a oggi. Le frequentano i cosiddetti “naturisti”, che in giro per l’Italia e il
resto d’Europa, hanno già avuto esperienze di socializzazione della nudità, e alcuni di loro hanno in
tasca la tessera di una qualche associazione naturista con regolare bollino annuale. Ma sono
presenti, e sempre di più, anche persone che non conoscono il pensiero naturista, non hanno
intenzione di definirsi tali, e non sono interessate a avere tessere di appartenenza a un’associazione.
Le spiagge autorizzate in Sardegna sono miste, libere, abbastanza facili da raggiungere, collocate
in luoghi molto belli, spesso all’interno di aree naturali protette.
Sono situazioni dove tutti possono sperimentare la serena prossimità con le persone che stanno in
nudità. Dei tuoi prossimi. Ne deriva, in genere, un clima di serena normalità, nel quale finisce con il
prevalere il semplice benessere psico-fisico dei presenti. Qualcuno è scettico che ci possa essere
una qualche differenza tra lo stare nudi e indossare il costume. In fondo, ormai, si tratta di pochi
centimetri di stoffa, quelli che, di fatto, vanno a coprire le parti definite “intime” e “scabrose”, in
particolare quelle genitali. Poi quando si prova la nudità integrale in molti si ricredono, un po'
esterrefatti. Stare nudi, chiacchierare, camminare, distendersi sulla sabbia, stare in riva, nuotare
senza costume, diventa un’esperienza quanto meno curiosa. Sarà la novità, la leggerezza, una certa
emozione, ma l’impressione dominante parrebbe essere un surplus di benessere, se non lo vogliamo
definire “piacere” o addirittura “felicità”. Qualcuno a fine giornata ti chiede: “è adesso? Adesso come
si fa a tornare indietro?”. Non è che la nudità condivisa ti cambi la vita, però eccola lì quella
sensazione piacevole di vivere un momento di trascurabile felicità. E la vergogna? La paura di un
corpo inadeguato? L’impudicizia? La trasgressione? Lo sguardo degli altri? Il terrore
dell’eccitazione? E gli atti contrari alla pubblica decenza? L’offesa al comune senso del pudore?
Nel promuovere un miglioramento della percezione sociale della nudità e della normativa relativa
alla semplice nudità integrale, i luoghi, i momenti e le situazioni di prossimità sono importanti in un
processo di normalizzazione dello stare nudi, come comportamento pacifico e non violento, che non
può essere “penalizzato” esclusivamente sulla base di un “comune senso del pudore” in quanto,
giuridicamente, non è definibile in maniera oggettiva, se non a difesa di una maggioranza sociale e
con una chiara discriminazione di una minoranza e le limitazioni ingiustificate della libertà personale.
La trascurabile nudità può essere quella che aiuta a scardinare questa ingiustizia in un percorso di
progressiva consapevolezza sociale del diritto alla pienezza e alla dignità umane.
Un altro esempio di trascurabile nudità in questi anni ci viene dall’esperienza delle camminate in
nudità, sperimentate in luoghi e su percorsi che non sono autorizzati per la pratica della nudità.
Sentieri lungo costa, camminamenti in collina o montagna, passeggiate nei boschi. In primavera e
autunno, addosso solo uno zainetto e delle scarpette da trekking, un capellino, una borraccia, la
macchina fotografica. Si tratta di un’esperienza molto gradita, anche dai neofiti. Camminare nudi
immersi in contesti naturali appare stupefacente, emozionante. Il movimento è così spontaneo,
libero, piacevole. Quasi si dimentica di essere nudi, perché l’andare come viandanti dentro il
paesaggio di sé stessi, dei compagni di camminata, e della natura che avvolge, diventa
normalissimo. Le camminate tutti nudi, o in compagnia mista con persone vestite, è una di quella
straordinarie occasioni di prossimità, senza provocazione. Se lungo la via incontri qualcuno e
percepisci una sua difficoltà davanti alla tua nudità, allora ci si copre con un pareo, un telo. Si
incrociano gli sguardi, si sorride, si saluta. Lasciando che emerga la verità delle persone e la felicità
della relazione di gruppo. Due aspetti che aitano a smontare i pregiudizi e le diffidenze, dentro uno
scambio sincero.
Nell’estate del 2023 nel nord ovest della Sardegna abbiamo promosso un’altra occasione di
prossimità. Una piccola crociera all’Isola dell’Asinara, nell’antica cartografia di Tolomeo conosciuta
come “Herculis Insula”, perché dedicata al culto della figura mitologica romana, già conosciuta dai
Greci come Eracle. Un battello da 15 metri tutto per noi e venticinque partecipanti. Gita lungo le
coste, tuffi in un mare turchese, pranzo a bordo, danze e musica in allegria. Una contiguità con
l’equipaggio della motonave che nudo non era e che per la prima volta condivideva uno spazio e
una situazione così “insolita”. Operatori economici locali, che hanno modo di vedere dal vivo la
normalità della nudità, anche come occasione ricreativa e di fruizione ecoturistica, attenta alla tutela
del mare e della biodiversità.
Il progetto NuDiVerso vuole essere un soggetto di trasformazione culturale che porta con garbo e
trasparenza una proposta di socialità rispettosa di tutte i bisogni, desideri e i punti di vista dei comuni
cittadini, non per rivendicare la specifica esigenza di una categoria, ma più semplicemente per
portare, nel consenso e nel rispetto, un contributo di crescita civile, di senso di umanità e di
benessere nella nostra comune convivenza quotidiana.
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