La nudità del viandante

La nudità del viandante

No al turismo consumistico, sì alla vacanza consapevole.

Il Progetto NUDIVERSO di recente è stato accreditato alla partecipazione al G20s Destination Summit delle Comunità Marine italiane, che si è tenuto in Sardegna, ad Alghero, nelle giornate dal 14 al 16 maggio 2025. Il G20s (https://www.g20s.it) è il Network delle Comunità Marine che, dal 2018, riunisce i Sindaci dei Comuni costieri più visitati in Italia per confrontarsi su tematiche sensibili e per progettare uno sviluppo turistico più sostenibile 
delle coste italiane.

Del G20 Spiagge fanno parte anche tre comuni importanti, Viareggio e San Vincenzo in Toscana e Alghero in Sardegna, che hanno istituito spiagge autorizzate per la fruizione turistica anche in nudità. Ricordiamo che si tratta di spiagge pubbliche, demaniali, aperte a tutte e non esclusive per la nudità, dove è auspicabile una convivenza tra modalità diverse dello stare all’aria aperta, nel reciproco rispetto delle varie sensibilità. I 20 comuni costieri più visitati in Italia riescono ad attrarre più di 50 milioni di presenze turistiche all’anno: un impatto enorme sul turismo nazionale, da Nord a Sud. Anche a colpo d’occhio è evidente come questi territori costituiscano un grande patrimonio di valori ambientali, sociali, economici e culturali. Un patrimonio che merita di essere tutelato e valorizzato, e che pertanto necessita di strategie e linee d’azione ben precise, per arginare gli impatti di un turismo consumistico e valorizzare invece una fruizione consapevole e sostenibile, 
che sia rispettosa della qualità della vita delle comunità locali e dell’ambiente naturale costiero. 
Sulla tematica degli impatti del turismo consumistico, anche il progetto Nudiverso è impegnato in un confronto con altre realtà europee interessate dal turismo in nudità, in particolare con le associazioni e gli operatori della regione della Catalogna, ma anche della Corsica e della Francia mediterranea.

Negli ultimi anni il turismo di massa nei mesi di punta, luglio e agosto, e in quelli di sponda, giugno e settembre, ha generato tensioni fra i praticanti del “naturismo” e “nudismo” e gli altri turisti, per l’invasione dei luoghi tradizionalmente destinati alla pratica della nudità. Molte polemiche si sono incrociate sui mezzi di comunicazione e nei social network, con toni anche aspri. In proposito, esprimo una valutazione personale nel sostenere che il nocciolo del problema “estivo” della guerra tra “naturisti” e i cosiddetti tessili – termine che, come Progetto Nudiverso, non utilizziamo mai – stia proprio negli effetti impattanti del turismo consumistico, nell’attuale tendenza ad aumentare senza 
limiti i numeri delle presenze turistiche, promossa dalle grandi organizzazioni turistiche del capitale internazionale, con scarsa attenzione per i contesti territoriali. La tendenza è quella di invadere ogni luogo possibile, per fare business, profitti, consumando i luoghi e la vita delle popolazioni residenti.

La tematica è di sicuro attualissima, molto sentita e scottante, per cui ci è sembrato importante essere presenti al summit del G20 Spiagge italiane, per portare un contributo come Progetto Nudiverso al dibattito in corso. Erano presenti numerosi sindaci e assessori comunali, ed abbiamo riscontrato l’interesse da parte loro a dialogare con soggetti della società civile presenti a livello locale, per trovare soluzioni alle tante criticità determinate dal turismo consumistico. Si è parlato di qualità dei servizi turistici e commerciali, di impatti sulla vivibilità delle comunità locali (problema case, traffico, gestione rifiuti, consumi idrici), di ambiente, di sicurezza, di gestione dei demani e dei beni comuni, di come vivere le destinazioni in maniera consapevole.

Il Progetto Nudiverso ha portato proprio il messaggio di una nuova consapevolezza dello stare al Mondo in nudità, in un atteggiamento che può apparire disarmato e disarmante, ma che nella pratica invita con evidenza corporea a prendere coscienza della complessa dimensione umana, e dei suoi limiti eco-logici, nella convinzione che l’unica libertà possibile non sia quella “liberista”, oggi dominante, per la quale la libertà è illimitata, ma sia invece quella che ha piena coscienza della nostra dimensione terrena e costruisce regole e pratica soluzioni per una civile convivenza.

Una delle sperimentazioni attuate in tal senso, in accordo con le comunità locali e le loro amministrazioni, è quella di associare le spiagge autorizzate per la nudità alle aree 
naturali protette nelle varie tipologie previste dalle normative nazionali e regionali. Non solo per l’istintiva associazione tra nudità e natura, ma anche per costruire un modello eco-logico di gestione della fruizione rispettosa dei luoghi, attraverso lo sviluppo di alleanze virtuose tra soggetti pubblici e soggetti privati. L’esperienza reale di chi fa una 
vacanza in nudità nelle spiagge autorizzate, libere, aperte a tutti, ci ha raccontato negli ultimi dieci anni che è possibile vivere momenti, non solo di essenzialità esistenziale, ma anche di divertimento e di benessere durante una vacanza rispettosa dei luoghi ma anche delle comunità ospitanti. Nella legge regionale sarda, “Norme in materia di turismo”, la n, 16 del 2017, l’articolo 36 dedicato al turismo naturista lo abbiamo inserito, non a caso, nel Titolo Terzo della norma, quello relativo ai cosiddetti “turismi altri”, esperienziali, e alla valorizzazione del turismo attivo, lento, un turismo etico.

La nudità è di sicuro una modalità etica, oltre che emozionante, di stare al Mondo e di vivere una vacanza con lo spirito del “viandante” e non più del turista tradizionale o del viaggiatore, spesso compulsivo. Rubiamo l’idea al recente libro “L’etica del viandante” del filosofo italiano, Umberto Galimberti, per condividere l’attenzione verso il “paesaggio”, naturale e umano, l’ascolto dei luoghi, il “vacare”, fare altro dal solito quotidiano, senza una meta, ma tuttavia con lo scopo ben determinato di stare presente alla propria esperienza, in una profonda ma leggera, agile e felice nudità, Il viandante oggi, ci suggerisce Galimberti, è l’uomo che sa di non essere al centro. L’etica del viandante si oppone all’etica antropologica del dominio della Terra. Denuncia il nostro modello di 
civiltà e mette in evidenza che la sua diffusione in tutto il pianeta equivale alla fine della biosfera.

L’umanesimo del dominio – e del consumo e del potere - è un umanesimo senza futuro. Il viandante, nella sua nudità reale e simbolica, percorre invece la terra senza possederla, perché sa che la vita appartiene alla natura. Così ci guida Galimberti: “L’etica del viandante avvia a questi pensieri. Sono pensieri ancora tutti da pensare, ma il paesaggio da essi dispiegato è già la nostra instabile, provvisoria e incompiuta dimora”. Nudi, verso una nuova consapevolezza, quella suggerita da Galimberti: nell’epoca in cui tutto è fluido e nulla è certo fuorché la tecnica, l’essere umano non può né essere radicato a qualcosa, né costituire il modello del viaggiatore straniero, che parte da un luogo noto per giungere e fermarsi in uno nuovo. Il suo percorso è incompiuto e provvisorio, senza meta alcuna, ma tuttavia non per questo è senza scopo. Oggi, l’uomo sa di non essere al centro dell’universo, sa che non ci sono strade sicure da intraprendere, però sa. E questa consapevolezza, questa nudità profondamente umana, anche con gli abiti addosso, è ciò che lo salva da un’erranza priva di finalità alcuna.

 

Back to blog

Leave a comment

Please note, comments need to be approved before they are published.